L’esoterismo di Andrea Palladio: Villa La Rotonda tempio del logos

Andrea Palladio si forma in un’epoca e in un ambiente in cui torna prepotentemente alla ribalta una certa concezione platonica del mondo, divulgata entro accademie, la quale, senza soluzione di continuità, prende le mosse dagli antichi lirici greci e, attraverso Pitagora e Platone, arriva fino a Dionigi Areopagita. Questa “filosofia perenne” non è altro che il progressivo rivelarsi del Logos divino; il compito del filosofo, ma potremmo dire dell’uomo rinascimentale in genere, consiste nel portare alla luce la verità numinosa che si cela dietro le varie credenze mitiche e le filosofie, attraverso la sua specifica arte. Villa La Rotonda, con la sua dichiarata vocazione a essere dimora-tempio, potrebbe essere la sintesi architettonica tanto dell’assimilazione da parte del Palladio del concetto platonico di Logos, quanto del suo percorso evolutivo interiore, in altre parole del suo cammino iniziatico.

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L’Ottava Sfera, la Reincarnazione e gli Esperimenti Socialisti

I commenti aforistici di T. H. Meyer sulle conferenze di Harrison.

Questo articolo è la traduzione (di Matilde Benati Vallone) della postfazione di T. H. Meyer al libro The transcendental universe, di Charles G. Harrison, edito da Lindisfarne Press, nel 1993.

Nell’introduzione alle sue conferenze, C. G. Harrison parla dell’importanza di ciò che egli chiama la “facoltà di discernimento spirituale”. Avvalendoci di questa facoltà, possiamo ora toccare brevemente alcuni punti sollevati in queste conferenze. Se un lettore apprendesse quanto spesso Rudolf Steiner abbia fatto riferimento, anche se indirettamente, a queste conferenze, potrebbe troppo facilmente cadere in una sorta di accettazione ingenua di tutti i suoi contenuti. È lo stesso Steiner a sottolineare però almeno due grandi divergenze di pensiero tra lui e Harrison, senza mai menzionarlo esplicitamente. Queste differenze riguardano:

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La parola e il silenzio

Parola e silenzio sembrano concetti tra loro antitetici. L’apparente ossimoro si fonda anzitutto sulla concezione “parziale” di parola che si riferisce solo quella espressa. Cornelio Agrippa però, nella sua Filosofia Occulta, dice che:

Il verbo è duplice, cioè interiore e proferito.1E. C. Agrippa di Nettesheim, De Occulta Philosophia, Libro I, “Dei discorsi e del potere delle parole”.

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